Rasputin, Piero Angela, la Camera d'Ambra e i direttori d'orchestra

Sto guardando il documentario di Superquark sulla vita di Rasputin, condotto da Piero Angela e alcune cose mi hanno fatto sorridere, altre riflettere. Premessa non l'ho ancora finito, anzi non sono nemmeno a metà quindi forse ci saranno altre riflessioni ma inizio a buttare giù le prime per non perderle.

In primo luogo il fatto che Rasputin, un povero predicatore e mendicante che parlava di Dio alla gente e aveva la fama di operare guarigioni miracolose(più avanti nel documentario definite taumaturgiche dal greco "thaumát"="prodigioso" e "orgèn"="opera"), viene presentato come il "membro di una setta", i Chlisty, la cui dottrina si basava sull'interpretazione in chiave spirituale del secondo avvento di Gesù Cristo, e cioè che egli in forma di spirito fosse già presente in ogni essere umano(o membro della setta per come viene presentata). I loro rituali chiamati "Radenie"(zelo, fervore) si tenevano nella notte del sabato, e consistevano, dopo aver acceso dodici candele ed essersi frustati, in canti e balli frenetici che terminavano in un'orgia collettiva.

Su Wikipedia, da cui ho preso questa definizione, si dice che "si sospetta che Rasputin ne fosse stato un membro". Tornando al documentario, subito dopo aver presentato questa "appartenenza" settaria del protagonista, viene mostrata una scena del film-biografia di Rasputin, interpretato da Gerard De Pardieu, in cui una giovane donna lo accusa di essere un "Chlisty" perché "glielo vedeva negli occhi", e lui a questa accusa risponde perplesso "che cos'è un Chlisty?", lasciando intendere che lui non avesse il benché minimo legame con questa setta, né sapesse di cosa si trattasse.

Tornando a poco prima di questa scena, nel documentario viene preparato lo spettatore dicendo che nella Russia di quei tempi "la creduloneria era parecchio diffusa", e dopo aver diverse volte definito Rasputin un santone nei primi minuti del programma, Piero Angela dice che "SEMBRA che Rasputin appartenesse a una setta che predicava una dottrina eretica e scabrosa".

Parte il filmato sui Chlisty con le immagini che scorrono e la voce narrante dice: "la setta dei Chlisty nasce nella metà del '600 e ha un atteggiamento critico verso la Chiesa Ortodossa Russa(🙂..) definendola decadente e corrotta, a sua volta la dottrina dei Chlisty viene bollata come eretica e perseguitata nel corso dei secoli".

Il filmato, pregno di musiche oscure e inquietanti, continua spiegando la dottrina dei Chlisty.

Finito il filmato c'è lo stacco su Piero Angela con annesso cambio musica che diventa solenne e celebrativa, che davanti ad uno dei palazzi reali degli Tsar dice "lasciamo ora Rasputin e le sue peregrinazioni in giro per la Russia, e torniamo a San Pietroburgo dove sta per essere celebrato un rito religioso - e qui cambia espressione passando a un tono di disapprovazione - molto diverso da quelli celebrati da Rasputin - ammiccando con lo sguardo alludendo alle orgie - che però lui stesso poco prima aveva ammesso non fosse sicuro essere membro della sedicente setta, e continua spiegando che il "grande rito religioso" era il battesimo del 'tanto aspettato' figlio maschio di Alessandra e Nicola II, Alessio, che sarebbe stato l'erede al trono dopo 4 tentativi falliti in quanto 'femmine', legittimando col suo tono questa pratica come assolutamente normale e sensata. Si procede raccontando che al battesimo presero parte alti ufficiali e generali di mezza europa eccetera.

Questo mi ha fatto sorridere per l'analogia con la situazione attuale del movimento Allatra(in contrapposizione con un fanatico sedicentemente ortodosso, Dvorkin, con i suoi agenti a capo dell'istituzione religiosa), i cui volontari vengono perseguitati ed etichettati allo stesso identico modo. Non mi stupirebbe scoprire in futuro che i Chlisty non praticassero nessun rito orgiastico, ma questo sarà il tempo a dircelo, e sono praticamente sicuro che anche se fosse così, la "diceria" che Rasputin fosse un loro membro è la classica manovra dei "direttori d'orchestra" a noi noti. Si può chiaramente tracciare la mano di "qualcuno" di "invisibile", e a giudicare dal periodo storico potrei azzardare ad affermare con buona tranquillità che si tratti di George Ivanovic Gurdjieff, il maestro sia di Hitler che di Stalin, ma anche qui, sarà il tempo a dircelo.

Dopo di che ci sono un paio di momenti che invece mi hanno fatto riflettere, quando vengono presentate le diverse residenze reali dei Romanov, sempre in chiave trionfante ed esaltandone il lusso sfrenato.

Si fa riferimento alle famose "uova di Fabergè", cioè le uova "dal valore inestimabile"(tra l'altro conservate alla Reggia di Venaria, vicino a Torino) regalate ogni anno dallo Tsar Nicola alla Tsarina Alessandra, elegantemente intagliate e il cui contenuto aveva un "grande significato" per la famiglia reale, come foto di famiglia o oggetti simili. E già qui ho iniziato a pensare a quanto materiali i valori della società fossero già all'epoca, e a quali ambizioni personali enormi una persona debba avere per questo mondo, tanto da elevare questi oggetti esterni, morti, a proprio Dio e valore massimo, scambiando la Vita e la Felicità che si possono percepire dentro di sé per queste combinazioni di molecole che tempo che dici "ba" si sono disgregate e riaggregata in qualche altra bizzarra forma, se contemplate dal punto di vista della scala temporale di un pianeta, o addirittura dell'universo. 

E poi si continua celebrando pomposamente la grande "camera d'Ambra", di un arancione scintillante e sfarzoso, dove le mura sono composte di "sei diversi tipi di tonalità di ambra", dove "ogni coccio è diverso dall'altro e intagliato a mano", rendendo l'atmosfera della stanza grandiosa e nobiliare, con i suoi magistrali giochi di luci scintillanti calcolati nei minimi dettagli, dati dalla presenza di 565 candele e un gran numero di specchi. Cioè, dalla prospettiva della Conoscenza interiore o della Verità, quanto questa stanza fosse il riflesso del bisogno di esaltazione dell'ego di chi la "possedeva" inenbriandosi al suo interno di "altezze" estatiche esclusive solo a lui o a lei, e per questo di "enorme" valore. E qui ho riflettuto su quanto queste "maestose pareti" fossero state erette e mantenute col sangue e la sofferenza di un'enorme numero di vite umane spezzate perché prestatesi al gioco del sistema di Ariman, illusesi che questa sia l'unica strada percorribile nella vita e quindi "sacrificatesi patriotticamente" in battaglia per "difendere i grandi valori", o, se spogliamo il discorso dalle parole trionfali che lo cammuffano, per difendere una stanza con muri composti di sei tipi di ambra diversa in cui delle aspiranti future subpersonalità hanno potuto gonfiare la propria illusione momentanea di importanza davanti a sé stesse per qualche istante passeggero.

Il documentario sorprendentemente procede rispondendo al mio dubbio, raccontando in dettaglio la tumultuosa storia della Camera d'Ambra. Le 107 lastre che la componevano provenivano dalla Germania ed erano un dono del re prussiano Federico Guglielmo(che non è Guglielmo d'Orange[olandese] come ha simpaticamente cercato di propormi la mia coscienza data la connessione tra l'arancione dell'ambra e il cognome di quest'ultimo) a Pietro il Grande nel 1716.

Le stesse lastre furono oggetto di disputa proprio tra i sopra citati Stalin e Hitler durante la seconda guerra mondiale, quando durante l'assedio di Leningrad(attuale San Pietroburgo), in appena 36 ore vennero smontate in gran segreto dalle truppe tedesche e trafugate in 24 casse sigillate verso il castello di Königsberg, l'attuale Kaliningrad, dove rimasero per tutta la durata della guerra. Quando poi i russi attaccarono a loro volta la Germania e arrivarono a Königsberg, della camera d'Ambra non rimaneva che un lontano ricordo, e fino al giorno d'oggi nessuno sa che fine abbiano fatto i suoi pezzi. Il conto finale di questa ennesima lotta per la vanagloria si conta in più di 60 milioni di vittime, solo durante la seconda guerra mondiale. Tutto per quattro pareti arancioni e altre cianfrusaglie simili che creano un'estasi passeggera data dal sentirsi "sul tetto del mondo".

La cosa più divertente di questo documentario però sono le sue contraddizioni, tanto banali quanto passate inosservate a chi l'ha messo insieme.

Ad ogni occasione buona si associa la figura di Rasputin a quella di un "dissoluto", un frequentatore di prostitute, un sedicente taumaturgo, un santone eccetra. Ogni volta però, questa sequela di appellativi dispregiativi viene affiancata dall'ammissione che nessuna delle dicerie(vengono definite proprio così) da cui queste immagini "pittoresche" del protagonista sorgono sia mai stata effettivamente confermata. Eppure non ci si esime neppure una volta dall'etichettarlo con pregiudizio dipingendolo come il "cattivo manipolatore" della storia.

E qui arriva il bello: non solo si ammette apertamente che Rasputin avesse cercato in tutti i modi di persuadere Nicola II a non entrare in guerra, ovviamente non senza l'inserto di di Piero Angela che insinua "probabilmente non solo per motivi umanitari ma anche per gli interessi di alcuni suoi amici banchieri"(di nuovo, senza nessuna conferma storica di ciò), ma dopo aver mostrato la scena del film dove Rasputin prova a far desistere lo Tsar dopo che quest'ultimo aveva firmato la dichiarazione di guerra alla Prussia Orientale, si mostrano anche le "vignette", gli strumenti preferiti dai direttori d'orchestra nascosti nell'ombra, che all'epoca presentavano Rasputin come il vero uomo di potere raffigurandolo accanto alla coppia reale come un gigante che li teneva sulle sue ginocchia ed altre scene simili. Con stacco su Piero Angela che reitera il concetto del "potere occulto" di Rasputin sulle decisioni politiche della Russia.

Cioè, per chi non avesse colto, si mostra il dialogo in cui Rasputin ha cercato di esercitare questa paventata influenza nascosta sullo Tsar che, come si direbbe oggi, se n'è altamente battuto ed è partito per il fronte sotto le pressioni dei suoi generali di fiducia.

Continua la lista delle contraddizioni con gli ennesimi insulti velati al personaggio di Rasputin che "metteva al governo chi voleva lui dato che Alessandra era completamente in balia del suo irresistibile carisma di monaco rozzo", contrapposti alle scene del film dove egli cerca di consigliare alla Tsarina persone di fiducia e competenti che fossero in grado di stipulare una pace con l'avversario allo scopo di impedire il dileggio di milioni di poveri contadini affamati dalla guerra e i "suoi" capricci.

Dopo di che si arriva al culmine. Si descrive il complotto della Francia e dell'Inghilterra con la "messa a terra" dei loro servizi segreti per eliminare Rasputin che era un "problema fastidioso" in quanto cercava di mettere fine alla guerra. Così la narrazione ci porta alla descrizione del suo assassino, Feliks Jusupov, un rampollo della più alta borghesia russa. Il conduttore ci fa quindi strada nel palazzo di San Pietroburgo dove Feliks resideva, accompagnandoci in una camera ottagonale, con uno specchio su ogni lato, dove "il principe si divertiva a portare le sue amanti o i suoi amanti, in modo che in questo gioco di specchi e riflessi finissero per perdere l'orientamento e sbagliassero uscita", dato che ogni specchio era anche una porta che portava in una sorta di ripostiglio vuoto. Il tutto presentato come un gioco, con toni molto leggeri, come a descrivere "una ragazzata" classica dei virgulti in fiore figli dell'alta società.

Se confrontiamo questa informazione con la presentazione dei supposti vizi di Rasputin, presentati come un oscuro passatempo peccaminoso, appare chiara la presenza di doppi standard nella narrazione. Qui abbiamo un fatto confermato dalla presenza di una camera che è in sostanza il proto-genitore del peep-show, solo girato al contrario, posseduta da un "un uomo bellissimo, affascinante e guadente", che non è niente meno che un assassino con il vizietto di accoppiarsi senza disdegnare un tocco di perversione. Dall'altro lato abbiamo un povero mendicante che per circostanze della vita(ha curato Alessio, figlio degli Tsar, da un episodio grave generato dalla sua emofilia) si è trovato ad essere uno degli uomini di fiducia di una coppia reale, che ha cercato di far desistere la Russia dal partecipare alla prima guerra mondiale a più riprese, e che sulla base di dicerie mai confermate e vignette disegnate da chissà chi, viene presentato come immorale e privo di etica.

Ma in fondo in questo documentario si legge benissimo l'impronta del suo conduttore, Piero Angela, uomo di grande cultura e carisma intellettuale, macchiati da un timore palpabile per ciò che si estende al di là dei confini del suo sapere individuale. E' davvero un grande peccato che un uomo della sua caratura, capace di far appassionare intere generazioni ad argomenti e vicende storiche che altrimenti sarebbero stati vissuti solo come un'ostacolo tra una persona e un voto scolastico, volenteroso di dare un volto e un nome agli intrighi che si celano nei meandri dei corridoi storici, sia stato stereotipicamente intrappolato nella paura animale dell'ignoto e che quindi come meccanismo di difesa abbia addirittura creato un centro, il CICAP(Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze), per screditare tutti i fenomeni "paranormali" e i "ciarlatani" che li proponevano, sperando di difendere il territorio della "sua" realtà dagli attacchi di ciò che da essa esulava.

La mia coscienza mi suggerisce di fare una battuta qui, ma preferisco condividere che mi dispiace per lui che abbia perso la sua battaglia personale pur avendo queste grandi qualità, che alla fine non l'hanno protetto ahimè dallo scoprire la verità dopo aver lasciato questo mondo e la sua densità materiale.

Sono comunque grato del suo enorme impegno di divulgazione di cui sia io che molte altre persone hanno potuto e continuano a poter godere, dove la sua passione genuina per la condivisione della storia è stata davvero infusa ed impiegata al meglio.

Che dire, ogni vita è una storia a sè.















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